Prevenzione, incentivi fiscali e nuove tecnologie per migliorare la sicurezza delle strutture produttive in caso di terremoto
Mercoledì 21 marzo si è tenuto presso il Viest hotel di Vicenza un dibattito sul tema della sicurezza sismica delle strutture produttive. L’incontro dal titolo “Miglioramento sismico delle strutture: tecnologie innovative e quadro normativo vigente”, promosso dal Collegio geometri e geometri laureati della provincia di Vicenza in collaborazione con Sismocell – Reglass H.T. S.r.l. di Minerbio (Bo), ha visto al centro della discussione: attività di prevenzione, incentivi fiscali e nuove tecnologie da adottare per interventi di riduzione del rischio sismico. Sono intervenuti il Dott. Pietro Scambi, consulente sulla sicurezza dei luoghi di lavoro di Imprendo S.r.l.; il Dott Luigi Pozza, commercialista; l’Ing. Enrico Rosaspina, esperto di materiali di Ecamricert; l’Ing. Andrea Vittorio Pollini di Sismocell-Reglass H.T., sistemi antisismici e l’Ing. Devis Sonda di Miyamoto International, società di ingegneria strutturale specializzata in progettazione antisismica.
Dagli interventi dei relatori emerge chiaramente come la sensibilità di cittadini e imprenditori su questo tema sia ancora scarsa e come sia ampliamente disattesa normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro: almeno secondo quella che è da considerarsi la sua interpretazione più attuale. Poche, infatti, le aziende che inseriscono il rischio sismico nel documento di valutazione previsto dalla norma. “E’ vero che il D.Lgs 81 non prevede esplicitamente il rischio sismico – spiega il dott. Scambi – ma l’art. 17 impone espressamente al datore di lavoro di valutare “tutti i rischi”, dunque, se esiste un rischio di calamità naturale, ne discende l’obbligo di una sua opportuna indicazione nel documento di valutazione dei rischi aziendali.”
“Oggi poi, sia privati sia aziende possono usufruire di notevoli vantaggi economici – prosegue il dott. Pozza – è ormai più di un anno, infatti, che sono in vigore incentivi fiscali più noti come Sismabonus, volti a favorire opere di riduzione del rischio sismico sul patrimonio edilizio esistente. In particolare, per le imprese, oltre al beneficio fiscale che va dal 50 al 80% di quanto speso, recuperabile nel quinquennio 2017-2021 con un tetto di spesa di 96.000 euro, si aggiungono la possibilità di effettuare l’Iper ammortamento dei beni strumentali e lo scorporo dell’Iva nella quantificazione del credito di imposta.” Per i capannoni industriali poi, sempre secondo la normativa, basta sanare le principali cause di collasso della struttura per ottenere il 70% di detrazione fiscale indipendentemente da una preventiva diagnosi per determinare la classe di rischio dell’edificio.
Alle valutazioni di tipo economico e di responsabilità dei datori di lavoro, seguono una serie di proposte concrete e tecnologicamente avanzate per eseguire le opere. Si comincia dall’analisi puntuale e accurata dei materiali impiegati nella costruzione. “Le proprietà fisiche e meccaniche dei materiali si possono determinare – come illustra l’Ing. Rosaspina – mediante prove in sito e successive prove di laboratorio. Più spinta è l’analisi dei materiali, più elevato sarà il livello di conoscenza ottenuto, con conseguente riduzione dei fattori di confidenza (fino ad arrivare a 1) che permetteranno interventi dimensionati correttamente con ottimizzazione dei costi d’intervento.”
Chiudono l’incontro gli interventi dell’Ing. Pollini e dell’ingegner Sonda che illustrano metodi tecnologicamente avanzati per realizzare opere di miglioramento sismico. L’ing. Sonda, in particolare, chiarisce come l’edificio costruito secondo la normativa antisismica, non sia affatto al riparo da eventuali danneggiamenti anche gravi in conseguenza di un terremoto. “La norma vigente infatti – continua Sonda – riguarda essenzialmente gli elementi strutturali e ha come scopo principale la salvaguardia della vita. Dunque, un edificio che si sia fortemente danneggiato in seguito a un terremoto, ma che non abbia riportato crolli strutturali o causato danni alle persone, è un edificio che, secondo la legge, si è comportato bene dal punto di vista sismico. E questo anche se l’entità dei danni fosse tale da renderne necessaria la demolizione.” Certo quando si tratta di attività produttive tale esito potrebbe essere fatale per la sopravvivenza stessa dell’azienda: interruzione dell’attività produttiva, perdita della clientela, o necessità di dislocare altrove il sito produttivo, sono parte di quei danni chiamati indiretti che spesso sono più importanti dei danni materiali. Utilizzare dispositivi antisismici può essere una soluzione. I dispositivi antisismici infatti funzionano per concentrare su di essi l’energia sprigionata da un terremoto preservando al contempo la struttura e il suo contenuto. Salvaguardando cioè il patrimonio aziendale.
“Nello specifico, per la riduzione del rischio sismico dei prefabbricati esistenti, Sismocell- Reglass H.T. – come riferisce l’Ing Pollini – ha progettato in collaborazione con l’Università di Bologna il sistema Sismocell. Si tratta di due dispositivi che operano in sinergia: Sismocell e Sismocell Box, studiati per sanare le principali cause di collasso delle strutture prefabbricate. In particolare, Sismocell, realizza una connessione a fusibile dissipativo trave-pilastro, Sismocell Box, crea una connessione dissipativa trave-elementi di copertura. L’eliminazione delle carenze strutturali prevedendo collegamenti tra elementi prefabbricati mediante dispositivi antisismici consente di usufruire del 70% di detrazione fiscale previsto dal Sismabonus”.
Ufficio Stampa, Sismocell – Reglass H.T.
Emanuela Ursino Email: comunicazione@emanuelaursino.it